Il fegato ha sempre rappresentato un simbolo di coraggio e di forza fisica. Per gli antichi greci era la sede della forza, della caparbietà e delle passioni. Esiste un mito, quello del titano Prometeo che coraggiosamente rubò il fuoco agli dei per donarlo agli uomini. Zeus, scoperto il furto, lo condannò a essere incatenato per l’eternità a una roccia sulle montagne del Caucaso e dispose che ogni giorno un’aquila gigante gli divorasse il fegato. Ogni notte però il suo fegato ricresceva, così che l’aquila potesse tornare a divorarlo il giorno seguente. Nel mito è presente un fondo di verità: il fegato è il solo organo del corpo umano capace di una rigenerazione quasi totale.

Il fegato è la ghiandola più grande del nostro corpo ed è costituito principalmente dalle cellule epatiche, gli epatociti, le quali vivono circa 150 giorni e si organizzano in acini che  costituiscono la parte operativa del fegato.

Il nostro fegato è un vero e proprio “laboratorio chimico”.
In esso si realizzano numerose reazioni indispensabili alla salute e alla vita. Nel fegato, infatti, vengono sintetizzate la maggior parte delle proteine del plasma, le proteine di trasporto per altre sostanze (carrier), i fattori della coagulazione, alcune vitamine e alcuni ormoni; inoltre il fegato produce i componenti della bile (acidi biliari, colesterolo, fosfolipidi, ecc.); regola il metabolismo degli zuccheri e dei grassi; regola il metabolismo e la coniugazione di sostanze liposolubili organiche e dei farmaci, favorendone l’eliminazione.

Il fegato è anche un “magazzino” prezioso per il nostro organismo, in esso esso infatti si depositano riserve di zuccheri, di vitamine, di ferro e di rame.
In ultimo, ma certo non per importanza, possiamo cosiderare il fegato come un “filtro”: esso è infatti in grado di garantire la detossificazione da scorie metaboliche, farmaci e sostanze nocive.

Pertanto è chiaro che un fegato in disordine perde la sua capacità funzionale e minaccia il benessere dell’intero organismo.

La depurazione con l’arrivo della primavera è una pratica molto antica, che permette di alleggerire l’organismo e liberarlo da tutte le scorie e sostanze nocive accumulate in inverno, o a causa di uno stile di vita e di un’alimentazione scorrette nonchè dell’assunzione di farmaci.

Per aiutare il lavoro di questo organo prezioso, soprattutto in questa stagione, la Farmacia Favero ha formulato il VEROEPATOS a base di cardo mariano, carciofo e boldo.

Scopriamo insieme i benefici di queste straordinarie piante:

Cardo mariano: Silybum marianum è indicato per migliorare la funzionalità epatica e fornisce una valida azione protettiva sul fegato, legata alla silimarina. Il cardo mariano è infatti in grado di stimolare la produzione di nuove cellule epatiche con velocità maggiore di quella alla quale le cellule esistenti possono venire distrutte dalla falloidina (micotossina presente in alcuni funghi velenosi), probabilmente perché è in grado di stimolare in esse la sintesi proteica.
E’ stato dimostrato che la silimarina ha un effetto di stabilizzazione sulla membrana delle cellule del fegato, dovuta in buona parte alla sua azione inibitoria sui danni provocati alle cellule del fegato (la cosiddetta lipoperossidazione) dall’attacco dei radicali liberi. Queste considerazioni suggeriscono che la silimarina, essendo in grado di catturare i radicali liberi, inibisce la formazione dei lipoperossidi, notoriamente molto tossici per il fegato. Numerosi studi clinici hanno dimostrato che l’estratto di cardo mariano provoca una netta riduzione delle transaminasi, della gamma GT, della lattico deidrogenasi (LDH) e della bilirubina (tutti indici di funzionalità del fegato) in pazienti con danno epatico causato da epatite virale tipo A, tipo B o tipo C o da epatopatia da alcool. Essa si è anche dimostrata capace di proteggere il fegato anche dai danni causati da farmaci e da sostanze tossiche quali insetticidi e antiparassitari.
Attenzione nei pazienti ipertesi a causa del suo contenuto di tiramina.

Carciofo: Cynara scolymus contiene glucosidi e tannini ed è molto ricco di cinarina, un principio amaro che lo rende particolarmente utile nei disturbi di origine epatica. La sua attività protettiva sul fegato dipende in buona parte dalla capacità dell’estratto di carciofo di intrappolare i radicali liberi prima che possano danneggiare il fegato.
Il carciofo possiede anche una valida azione migliorativa sulla bile, che si accompagna ad aumento della funzionalità delle cellule del fegato e della secrezione epatica di bile. Ciò è ulteriormente dimostrato dal fatto che nei pazienti con problemi epatici l’estratto secco di carciofo provoca la rapida scomparsa dell’ittero, con forte diminuzione di sali e pigmenti biliari nelle urine, ripristino del normale colorito fecale e notevole diminuzione della bilirubina e delle transaminasi. inoltre stimola la produzione di bile.
Più recentemente il carciofo ha dimostrato di poter abbassare i livelli del colesterolo e dei trigliceridi nel sangue, il che sembra dovuto soprattutto all’aumento della produzione di bile e quindi all’eliminazione con essa di sali e acidi biliari ricchi di colesterolo.
Una curiosità: il suo nome Cynara deriva dalla consuetudine di concimare questa pianta con la cenere.

Boldo: Peumus boldus è una pianta utilizzata soprattutto per la la digestione difficile. Le sue foglie sono ricche di flavonoidi e alcaloidi (boldina) che conferiscono alla pianta una generale azione disintossicante e colagoga, cioè stimola la secrezione della bile, di cui diminuisce la viscosità.

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