COS’E’ L’IPERTENSIONE?
Non è possibile stabilire dei valori di pressione ideali, ossia uguali per tutta la popolazione. La pressione infatti può subire delle variazioni in relazione al sesso, all’età, al peso corporeo, all’etnia della persona ma anche all’apparecchio utilizzato, all’ora del giorno, allo stato psicofisico e di salute generale in cui viene misurata. Tenuto conto di queste possibili condizioni di variabilità, in età adulta si ritiene ideale una pressione contenuta fra 115-130 mmHg nei valori massimi (pressione sistolica) e fra 75-85 mmHg nei valori minimi (pressione diastolica). Valori eccedenti queste soglie determineranno quindi una condizione ancora di normalità ma meritevole di attenzione e periodiche misurazioni (valori normali-alti secondo le attuali linee guida). Possiamo parlare invece di ipertensione quando la pressione massima sarà superiore ai 140 mmHg e la minima ai 90 mmHg: valori che consentono di definire una persona ipertesa.
Sono le pulsazioni del cuore unite alle resistenze periferiche che determinano la pressione: in condizioni di normalità il muscolo cardiaco esercita una spinta sufficiente a far scorrere il sangue in tutto il corpo la quale però, in caso di ipertensione, deve essere decisamente superiore alle normali esigenze dell’organismo. Questo perché il cuore deve faticare molto di più per mettere il sangue in circolo e lo sforzo è tale che, alla lunga, può portare anche al danneggiamento dei vasi arteriosi, a cominciare dalle arteriole più piccole.
I DATI IN ITALIA
Secondo i dati diffusi dalla SIIA (Società Italiana dell’Ipertensione Arteriosa) circa 16 milioni di italiani soffrono di ipertensione arteriosa, ma solo la metà delle persone ne è consapevole.
In media ne sono affetti all’incirca il 33% degli uomini e il 31% delle donne, di cui rispettivamente il 19% e il 14% in condizione di rischio. Ovvero con valori pressori ben oltre la norma.
Solo in un paziente iperteso su venti (circa il 5%) è possibile individuare una causa specifica dell’ipertensione legata a determinate malattie di un organo, ad alcuni disturbi ormonali, all’aterosclerosi o all’uso di sostanze ad azione ipertensiva (farmaci, alcol, liquirizia). Queste forme di ipertensione arteriosa, sono definite “secondarie”.
Invece nella grande maggioranza dei casi, gli accertamenti diagnostici utilizzati più comunemente non evidenziano alcuna malattia che possa essere considerata responsabile dell’ipertensione ed il rialzo pressorio è verosimilmente provocato dal funzionamento difettoso dei meccanismi che hanno il compito di mantenere in equilibrio i valori pressori. In questi casi, l’ipertensione arteriosa viene definita “essenziale” o “primaria” o “idiopatica”, tutti termini che cercano di rendere meno evidente la incapacità di definire con esattezza i meccanismi che hanno causato l’aumento pressorio.
Esistono però delle condizioni o dei fattori di rischio che possono predisporre allo sviluppo di ipertensione: fra questi l’età, il fumo di sigaretta, l’eccesso di peso corporeo, la sedentarietà, l’aumento di alcuni lipidi nel sangue, il diabete, lo stress e la familiarità (ad oggi, sono state identificate alcune forme di ipertensione arteriosa su base genetica, la cui bassa prevalenza nella popolazione tuttavia non giustificherebbe uno screening genetico esteso).
COSA SI PUÒ’ FARE
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dedica una sezione delle linee-guida per il trattamento dell’ipertensione arteriosa alle indicazioni di ordine non farmacologico utili, in particolare, per quei pazienti che non presentano fattori di rischio aggiuntivi.
Ecci di seguito alcune:
- controllare il peso corporeo,
- contenere il consumo di alcol,
- evitare il fumo,
- limitare le condizioni di stress,
- ridurre l’apporto di sale e l’uso degli alimenti che ne sono ricchi (ad esempio gli insaccati),
- contenere il consumo di grassi animali (contengono colesterolo),
- non abusare di liquirizia, caffè **
- seguire una dieta ricca di magnesio e potassio (cereali, frutta, verdura, agrumi),
- esercitare regolarmente un’attività fisica.
- Monitorare la pressione. Regolarmente attraverso automisurazioni e periodici controlli medici specialistici.***
Certo non è sempre semplice cambiare le abitudini della propria vita, i ritmi di lavoro, le sue preferenze alimentari. Possiamo però considerare che certamente smettere di fumare, seguire determinate indicazioni alimentari – così da tenere sotto controllo il proprio peso – e dedicare un po’ del proprio tempo ad un’attività fisica, sicuramente fa del bene alla nostra salute.
**Esistono pareri discordi sull’influenza del consumo di caffè sulla pressione arteriosa.o di caffè e l’effetto della caffeina sulla pressione è ancora oggetto di studio. Per stabilire quanto la caffeina faccia male a chi soffre di pressione alta, il consiglio è di misurarla 30 minuti dopo aver bevuto un caffè o una bibita con caffeina. Se aumenta di 5-10 punti, meglio limitarne il consumo.
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NOTA BENE: le informazioni in questa pagina non possono sostituire il parere e le spiegazioni del tuo medico