MA QUANTO SOLE?
Ma la questione non è così semplice ed esistono numerosi variabili che influiscono sul tempo di esposizione necessario a sintetizzare quantità sufficienti di vitamina D.
Innanzitutto dipende da quale sole: le radiazioni UV-B devono essere tra i 290 e 315 nm e ciò dipende dalla latitudine , dalla stagione e dall’ ora.
Dipende poi anche dalla pigmentazione della pelle: la carnagione molto chiara consente ai raggi del sole di penetrare maggiormente attraverso la pelle favorendo la sintesi di vitamina D, contrastando in parte lo scarso irraggiamento solare dei luoghi dove maggiormente vivono questi soggetti. Questo fenomeno è conseguenza di un vero e proprio adattamento evolutivo: dove c’è meno sole la pelle si è adattata per avere meno melanina che assorbe i raggi UV. Viceversa chi ha la carnagione molto scura dovrà esporsi al sole più a lungo per sintetizzare la vitamina D.
Anche l’ inquinamento , quando elevato, funge da filtro per le radiazioni del sole.
G li anziani sono soggetti a rischio carenza sia per il calo fisiologico della capacità di sintetizzare la vitamina D che per la riduzione dell’attività all’aria aperta e conseguentemente della loro esposizione al sole.
Lo stile di vita (il tempo passato all’aperto) e le tradizioni culturali (abbigliamento coprente la maggior parte del corpo) sono anch’esse variabili individuali che possono influire sulla sintesi endogena di vitamina D.
L’ obesità costituisce un fattore di rischio carenza poichè per il suo carattere lipofilo la vitamina D si distribuisce quasi totalmente nel tessuto adiposo, da cui viene liberata in piccole quantità rispetto alla quota immagazzinata. Pertanto una maggiore massa adiposa “diluisce” la vitamina D.
Insufficienza epatica e/o renale riducono la sintesi della forma attiva della vitamina D poiché i due organi rappresentano due passaggi cruciali per la sua attivazione.
Infine malattie che determninano un malassorbimento intestinale come pure l’impiego di alcuni farmaci (anticonvulsivi, anti rigetto, anti HIV, corticosteroidi e ketoconazolo) possono ridurre la disponibilità di vitamina D.
..E QUANTA VITAMINA D?
Il 25(OH)colecalciferolo, che si forma dopo il passaggio nel fegato, è il principale metabolita circolante della vitamina D e per questo la sua concentrazione nel sangue è il parametro che viene impiegato per valutare la quantità di vitamina D presente nell’organismo.
Il suo valore considerato normale è tra 30 e 100 ng/mL ma secondo alcuni studiosi 30 costituirebbe un limite eccessivo nei soggetti sani.
UI? NESSUN MISTERO
Quando leggiamo il contenuto di vitamina D, sia all’interno dei farmaci che degli integratori, troviamo questa dicitura UI che è l’acronimo di UNITA’ INTERNAZIONALI , ma cosa vuol dire?
L’ UI è un’unità di misura dell’attività biologica di una sostanza ovvero indica la quantità di una sostanza necessaria per produrre un particolare effetto biologico (riconosciuto a livello internazionale appunto).
Poiché la vitamina D esiste in forme diverse, utilizzando l’unità internazionale è possibile confrontare diverse forme e preparazioni di questa vitamina.