Sole e vitamina D: l’equilibrio perfetto per la tua salute

Passeggiare all’aria aperta e godersi il sole non fa bene solo all’umore, ma è cruciale per la salute delle nostre ossa. L’esposizione ai raggi UVB del sole stimola la produzione di Vitamina D, una sostanza fondamentale per l’organismo. Ma come conciliare questo beneficio con la necessità di proteggersi dalle scottature e dai rischi del cancro alla pelle?


 

Vitamina D e protezione solare: una questione risolta

Per anni si è dibattuto se l’uso di creme solari potesse bloccare la sintesi di Vitamina D. Tuttavia, una recente revisione scientifica pubblicata sul British Journal of Dermatology ha chiarito questo dubbio: l’uso quotidiano di protezioni solari non compromette la produzione di Vitamina D.

Il motivo? Nessun filtro solare blocca il 100% dei raggi UVB. Inoltre, per raggiungere la protezione dichiarata, le creme andrebbero applicate in quantità molto abbondanti e in modo uniforme, cosa che nella vita di tutti i giorni è difficile da replicare alla perfezione. In sintesi: approfitta dei benefici del sole, ma continua a proteggerti!


 

Quanto sole serve per fare il pieno di Vitamina D?

La quantità di esposizione al sole necessaria per sintetizzare la Vitamina D è piuttosto breve. Bastano circa 15-20 minuti, 2 o 3 volte a settimana, esponendo viso, braccia e gambe. Ma la questione non è così semplice. Molti fattori individuali influenzano questo processo:

  • Geografia e stagione: la latitudine, il periodo dell’anno e l’orario del giorno determinano l’intensità dei raggi UVB.
  • Colore della pelle: la melanina funge da filtro naturale. Le persone con carnagione più scura hanno bisogno di più tempo al sole rispetto a chi ha la pelle chiara.
  • Stile di vita: trascorrere poco tempo all’aperto o indossare abiti che coprono gran parte del corpo possono limitare la sintesi.
  • Inquinamento: un’elevata presenza di inquinamento atmosferico può bloccare i raggi solari.

Soggetti a rischio carenza: gli anziani, le persone obese e chi soffre di patologie epatiche, renali o di malassorbimento intestinale (come anche chi assume determinati farmaci) possono avere una ridotta disponibilità di Vitamina D.


 

Misurare la Vitamina D: il parametro corretto

La Vitamina D che otteniamo dal sole o dalla dieta è inattiva. Per diventare efficace, deve essere processata da fegato e reni. Per questo, il valore di riferimento per valutare la quantità di Vitamina D nell’organismo è il 25(OH)colecalciferolo, misurato tramite un esame del sangue. Sebbene un esame sia il modo migliore per capire il tuo livello, il tuo stile di vita può già darti indizi su un possibile rischio di carenza.


 

Cosa sono le UI? Nessun mistero

Quando leggi il contenuto di Vitamina D su integratori o farmaci, troverai spesso l’acronimo UI, che sta per Unità Internazionali. Questa è un’unità di misura standardizzata che serve a indicare l’attività biologica di una sostanza. Le UI permettono di confrontare in modo semplice e chiaro le diverse forme e formulazioni di questa vitamina, garantendo che l’efficacia sia sempre misurabile.

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